Forex, uno sguardo ai cross valutari per prepararsi al weekend

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La giornata di ieri si è caratterizzata per un ulteriore calo della volatilità, considerato che, in fin dei conti, tutti i principali cross sono rimasti quasi fermi sui loro rispettivi livelli, in assenza di spunti significativi dinanzi ai quali reagire, e con il treasury fermo attorno all’1,95%. Le pause dei mercati americani determinati dalle celebrazioni per il 4 luglio hanno ovviamente contribuito a tale evoluzione.

Da quanto sopra ne è derivato che l’indice del dollaro è risultato stabile per il terzo giorno consecutivo, così come l’euro, che attualmente ruota intorno a un range tra 1,1270 e 1,1280. In mattinata, il dato negativo degli ordinativi dalla Germania ha contribuito a rafforzare il dollaro, e non è detto che questo mini trend possa proseguire. Peraltro, ieri Rehn ha confermato che la Banca centrale europea si è orientata ad annunciare nuove misure di stimolo, in assenza di miglioramenti dello scenario economico.

Per quanto attiene le altre valute, lo yen giapponese è in marginale cedimento a 107,95. Questa settimana c’era stato un tentativo yen di portarsi verso 107, ma l’esperimento non ha avuto una buona riuscita. Nuove eventuali rotture verso il livello di 107 si dimostreranno difficili da conservare, fino a quando la Federal Reserve manterrà l’attuale visione espansiva.

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La sterlina britannica rimane dal canto suo sempre ferma intorno a quota 1,2585 contro dollaro mentre contro euro sta recuperando, ma solo marginalmente (+0,1%), a 0,8960, dopo il dato negativo sugli ordini tedeschi di cui abbiamo brevemente detto.

Infine, segnaliamo come il dollaro canadese si sia rafforzato lievemente negli ultimi giorni contro il dollaro, ma sia rimasto circa stabile ieri in attesa dell’employment report canadese di giugno, che potrebbe dare informazioni miste, con un tasso di disoccupazione atteso in aumento di un decimo a 5,5% così come i salari orari. Anche alla luce di ciò, il dollaro canadese è attualmente un po’ sopravalutato rispetto alla media di lungo termine dopo il rimbalzo recente del prezzo del petrolio.